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lunedì 21 novembre 2011

Tra Politica ed Avanspettacolo.

Nei più importanti dizionari italiani alla voce “Politica” seguono frequentemente le parole: Teoria e pratica, organizzazione, Stato, pubblica. Pertanto si potrebbe sintetizzare che la politica è quell’attività teorica e pratica concernente l’organizzazione dello stato e della sfera pubblica.
Quindi un’attività pratica, ma preventivamente un’attività di pensiero, rigoroso e coerente. Un’attività che analizzi in primo luogo la “costituzione” istituzionale dello stato e delle sue strutture e  verifichi la capacità delle stesse di offrire risposte celeri,  garantendo al contempo la democraticità delle decisioni ed il controllo reciproco tra i poteri che alla creazione di tali decisioni concorrono. Un’attività di pensiero che analizzi in seconda battuta il sistema socio-economico (e dagli anni 2000 anche quello ambientale) sapendo  proporre un modello di sviluppo più o meno alternativo, ma comunque configurabile realisticamente all’interno del sistema internazionale.
Completate tali attività vi deve essere la fase della concretizzazione,secondo i metodi e i mezzi concordati ed analizzati nella prima fase. Ed allora perché, in piena crisi economica, il governo piuttosto che espressione dei partiti è espressione di un’area extraparlamentare? Siamo dinnanzi ad un “golpe” o ad una legittima abdicazione?
Punti di vista. Alla base vi è comunque un dato di fatto, il sistema partitocratico ha commesso dei gravi errori. In primo luogo ha sostenuto che le riforme si potessero improvvisare, e che ad ogni “emergenza” più o meno annunciata bastasse intervenire con delle misure tampone. Il secondo errore è stato l’interpretare la politica come l’arte del comunicare piuttosto che intederla come l’arte del pensare, del mediare e dell’agire.  La politica in sintesi è divenuta avanspettacolo.
La soluzione più immediata al decadimento funzionale dei partiti politici è stato quindi l’ingresso all’interno delle istituzioni dello Stato di soggetti che per la loro formazione culturale siano nelle condizioni di conoscere approfonditamente i vari settori dell’organizzazione dello stato ed anche di intervenire con riforme di sistema, già parzialmente dibattute in sedi “accademiche”.
E nonostante i sacrifici annunciati, la maggioranza dei cittadini sembra (almeno in questa fase iniziale) vedere positivamente questa nuova stagione. Si ha l’impressione che almeno questa volta i “sacrifici” serviranno a qualcosa.
Insomma non uomini di destra o di sinistra, ma solo uomini che sanno quello che fanno.

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